Una disciplina che aiuta i bambini a crescere sia sotto l’aspetto fisico e psicomotorio che sotto l’aspetto sociale e relazionale.
Il minibasket è davvero uno sport per tutti: “È il classico gioco-sport”, sottolinea Davide Pistorio, responsabile tecnico dell’Olimpia Roma.
Infatti attrae anzitutto come gioco, ma nel corso delle lezioni i bambini, divertendosi, imparano anche le regole della pallacanestro.
Perché una mamma dovrebbe scegliere questa disciplina per il proprio bambino? “Perché nella fascia di età fra i 5 e gli 11 anni ha ben pochi rivali, fra le discipline sportive: forse soltanto il nuoto, che però non è sport di squadra”. Il basket, sottolinea Davide Pistorio, “aiuta lo sviluppo simmetrico e armonioso del corpo, perché si gioca utilizzando entrambe le mani.
Favorisce l’estensione verticale, per evidenti motivi, ma anche quella orizzontale, grazie al palleggio. Consente di migliorare le capacità motorie sia di base – la corsa, il salto eccetera – sia specifiche. Ed è importante sotto l’aspetto sociale, perché obbliga i piccoli a rapportarsi con gli altri compagni, a rispettare le regole e ad affrontare gli avversari, sviluppando le loro capacità decisionali”.
Affinando, inoltre, la sensibilità di genere, visto che fino ai 14 anni maschi e femmine possono giocare insieme, nella medesima squadra, come capita spesso.
La Fip, Federazione italiana pallacanestro, cui l’Olimpia Roma è affiliata, ha strutturato il minibasket secondo quattro categorie: piccoli (5-6 anni), scoiattoli (7-8 anni), aquilotti (9-10 anni) ed esordienti (11 anni), livello intermedio fra questo ambito giovanile e il basket vero e proprio.
Si gioca con un pallone più piccolo e leggero di quello utilizzato dagli adulti (nelle due categorie minori) e con canestri posti a un’altezza di 2,60 metri (contro i 3,05 dei grandi). Fra i piccolissimi, spiega Paolo Trisolini (responsabile MiniBasket Olimpia Roma), sta prendendo piede anche il micro-minibasket o easybasket, “riservato ai bimbi di 4-5 anni: un’attività ludico-motoria finalizzata a trasmettere i principi di base della pallacanestro”.
E nella quale la dimensione del puro divertimento, ovviamente, è ancora più marcata che nel minibasket.
Ogni lezione, prosegue Paolo Trisolini, è divisa in tre parti: “Una introduttiva, che punta a sviluppare il coordinamento motorio; una in cui vengono insegnati i fondamentali della tecnica, con i primi percorsi in palleggio, gli slalom e i tiri a canestro con due mani; e il gioco finale, che coinvolge tutti e ha lo scopo di far divertire i bimbi. In tutti e tre i momenti, comunque, l’aspetto ludico prevale sempre”.